11-09-2025

Le esportazioni di vino italiano nel primo semestre del 2025 presentano un bilancio fragile, secondo gli ultimi dati Istat analizzati da WineNews. I numeri, aggiornati a giugno, indicano un leggero miglioramento rispetto all'inizio dell'anno, ma il settore rimane in territorio negativo se confrontato con lo stesso periodo del 2024. Il valore delle esportazioni è calato dello 0,4%, raggiungendo i 3,8 miliardi di euro, mentre il volume è sceso del 3,1%, superando il miliardo di litri spediti all'estero. Questi dati sono meno gravi di quelli registrati a maggio, quando il valore era sceso dello 0,8% e il volume del 3,8%.
Gli Stati Uniti e il Canada continuano a essere punti di forza per il vino italiano, nonostante le tensioni commerciali e l'aumento dei dazi. Le tariffe statunitensi sul vino italiano sono aumentate dal 10% al 15% all'inizio di agosto, ma la domanda americana rimane forte. Nei primi sei mesi del 2025, le esportazioni verso gli Stati Uniti hanno raggiunto i 988,4 milioni di euro, con un aumento del 5,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre i volumi sono aumentati dell'1,1%, raggiungendo quasi 180 milioni di litri. Il Canada ha registrato una crescita ancora maggiore, con un aumento del 12,8% del valore delle esportazioni a 197,7 milioni di euro e un aumento del 6,6% del volume a quasi 35 milioni di litri.
Per contro, diversi mercati chiave europei e asiatici hanno subito un rallentamento o un calo. La Germania, il principale mercato europeo per il vino italiano, ha visto il valore delle esportazioni calare dell'1,8% a 573,2 milioni di euro e il volume diminuire drasticamente del 7,4% a poco meno di 235 milioni di litri. Il Regno Unito, pur rimanendo il terzo mercato italiano, ha subito un calo: il valore è sceso del 4,5% a 370,1 milioni di euro e il volume è sceso del 2,1% a 118 milioni di litri.
Nel resto d'Europa, la Svizzera si è mantenuta stabile con un leggero aumento dello 0,4% in valore a quasi 195 milioni di euro, mentre la Francia ha proseguito il suo trend positivo con un aumento delle importazioni di vino italiano di quasi il 2%, raggiungendo un valore di 158 milioni di euro nel primo semestre dell'anno.
Altri Paesi europei hanno mostrato risultati contrastanti: i Paesi Bassi hanno registrato una lieve crescita del +0,8% (125 milioni di euro), il Belgio è sceso di mezzo punto percentuale (106,7 milioni di euro) e la Svezia è calata del 2,7% (96,8 milioni di euro). In Asia, le importazioni di vino italiano da parte del Giappone hanno subito un brusco calo del 7,4%, scendendo a poco meno di 88 milioni di euro.
La Russia ha registrato uno dei cali più forti tra i principali mercati, con un crollo del valore delle esportazioni di oltre un terzo (-37,5%) a poco più di 75 milioni di euro, con una perdita di oltre 45 milioni di euro rispetto al periodo gennaio-giugno dello scorso anno, mentre anche l'Austria ha registrato un calo di oltre il quattro per cento.
La Cina continua a deludere i produttori italiani: le sue esportazioni sono calate di quasi un quarto (-21,7%), scendendo a poco meno di 34 milioni di euro nel primo semestre dell'anno, permettendo all'Australia (34,5 milioni di euro) e alla Corea del Sud (26,3 milioni di euro) di colmare il divario o di superare la Cina come destinazione del vino italiano.
Gli spumanti hanno mostrato una certa tenuta dopo un inizio d'anno difficile: il valore delle esportazioni è passato dal -1% di maggio al -0,4% di giugno, per un totale di un miliardo di euro; i volumi hanno registrato un +0,1%, superando i 254 milioni di litri.
Il Brasile rimane un mercato piccolo ma in crescita per le esportazioni di vino italiano con quasi 19 milioni di euro (+5,5%), anche se la crescita è rallentata rispetto ai dati di maggio.
Nonostante queste sfide e incertezze - tra cui l'instabilità economica globale e il cambiamento delle politiche commerciali - le esportazioni di vino italiano sono riuscite a mantenere a metà anno un livello vicino ai numeri record dello scorso anno, soprattutto in termini di valore. Tuttavia, gli osservatori del settore notano che questo equilibrio è precario a causa delle crisi in corso e della volatilità dei mercati a livello mondiale.
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