I consorzi del vino italiano guidano il 64% del fatturato del settore, tra il cambiamento dei gusti e il calo del 6,8% delle vendite di vini rossi

04-11-2025

I vini bianchi e spumanti crescono del 5% grazie ai consorzi che adeguano la produzione, puntano sull'export e si rivolgono ai consumatori più giovani in tutto il mondo

I consorzi vitivinicoli italiani stanno cambiando il loro approccio alla produzione in vista delle nuove sfide che il mercato dovrà affrontare nel 2024. Questi consorzi, che controllano più di 304.000 ettari di vigneti e rappresentano oltre 2,3 miliardi di bottiglie ogni anno, svolgono un ruolo centrale nella protezione dell'origine, della qualità e della reputazione dei vini italiani. Non vendono direttamente il vino, ma garantiscono il rispetto di rigide regole di produzione e il mantenimento del valore di ogni denominazione. Secondo i dati di Valoritalia e dell'Osservatorio Uiv, il valore economico complessivo di questi consorzi supera i 9 miliardi di euro e rappresenta circa il 64% del fatturato complessivo del settore vitivinicolo italiano, che nel 2024 raggiungerà i 14,5 miliardi di euro.

Quest'anno ha portato cambiamenti significativi nel mercato del vino italiano. I vini rossi hanno registrato un calo delle vendite del 6,8%. Questo calo è legato alla diminuzione dei tassi di consumo e al minore interesse dei consumatori più giovani. Al contrario, i vini bianchi e gli spumanti sono cresciuti in media del 5%, trainati dalle esportazioni e da abitudini di consumo più disinvolte. In risposta, molti consorzi hanno ridotto le rese per ettaro per mantenere alto il valore percepito e hanno investito in stili più contemporanei che si rivolgono a nuovi mercati e occasioni.

Il Consorzio del Prosecco DOC rimane il leader in termini di volume, con un territorio che si estende tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il Prosecco continua a essere un simbolo dello spumante italiano nel mondo. Segue il Consorzio Vini DOC delle Venezie, che rappresenta il Pinot Grigio, un vino bianco particolarmente apprezzato negli Stati Uniti, dove è visto come una scelta italiana moderna. Con 27.000 ettari vitati e 230 milioni di bottiglie prodotte, il Pinot Grigio è un'esportazione chiave per l'Italia nord-orientale. Il Consorzio Vini d'Abruzzo si colloca al terzo posto, gestendo 33.000 ettari. Più della metà di questa superficie è dedicata al Montepulciano d'Abruzzo, insieme al Cerasuolo e al sempre più popolare Pecorino.

In Emilia-Romagna spicca il Lambrusco DOC, con una produzione di 143 milioni di bottiglie, che lo rende uno dei vini più consumati a livello globale. Segue il Consorzio Vini di Romagna con oltre 101 milioni di bottiglie. La regione presenta anche il Pignoletto delle colline bolognesi, noto per la sua freschezza e versatilità.

La Toscana rimane in testa con otto grandi consorzi. La Toscana IGT è in testa con 89 milioni di bottiglie e copre tutti i vini a indicazione geografica tipica della regione. Il Chianti DOCG segue con 75 milioni di bottiglie e rimane uno dei rossi più conosciuti al mondo. Il Chianti Classico ha registrato un aumento dell'11% delle vendite negli Stati Uniti nei primi otto mesi del 2024. Altri importanti consorzi toscani sono il Brunello di Montalcino, il Bolgheri, il Nobile di Montepulciano, il Morellino di Scansano e la Maremma Toscana, dove il Vermentino sta guadagnando terreno.

Il principale consorzio piemontese comprende Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, con 67 milioni di bottiglie prodotte annualmente. Segue l'Asti DOCG con 65 milioni di bottiglie, ma deve affrontare problemi di esportazione a causa della riduzione della domanda da parte della Russia e delle tariffe statunitensi sul Moscato d'Asti, il cui 60% viene esportato in America. La Barbera d'Asti e Vini del Monferrato produce 59 milioni di bottiglie; il Gavi DOCG esporta il 92% del suo vino bianco; l'Alta Langa sta crescendo rapidamente, ma rimane sotto i cinque milioni di bottiglie.

Il settore dei vini spumanti del Nord Italia è forte in Lombardia e in Trentino-Alto Adige. Il Trento DOC produce oltre 12 milioni di bottiglie premium all'anno; l'Oltrepò Pavese è in testa con 64 milioni di bottiglie a base di uve Pinot Nero. Anche Franciacorta, Lugana e Garda DOC sono nomi importanti per l'identità del vino di qualità lombardo. L'Alto Adige ha introdotto regole di produzione più severe per mantenere standard elevati.

Nell'Italia centrale e meridionale, il Verdicchio delle Marche rimane un punto di riferimento tra i bianchi italiani, con 26 milioni di bottiglie prodotte dall'Istituto Marchigiano di Tutela Vini. Il Consorzio del Primitivo di Manduria in Puglia è cresciuto del 10% rispetto all'anno scorso, grazie alla forte domanda internazionale di vini rossi robusti. La DOC Sicilia chiude la classifica con 82 milioni di bottiglie incentrate sulle varietà Nero d'Avola e Grillo.

Mentre il vino italiano deve affrontare il cambiamento delle abitudini dei consumatori, le controversie commerciali e l'evoluzione delle tendenze di mercato, i consorzi continuano a fungere da custodi dell'autenticità e della qualità del settore. Essi svolgono un ruolo strategico non solo nella regolamentazione, ma anche nella comunicazione, nella promozione e negli sforzi di sostenibilità tra le regioni. Molti leader del settore concordano sul fatto che l'equilibrio tra identità locale e innovazione sarà fondamentale per il vino italiano, che cercherà di mantenere la sua reputazione globale adattandosi alle nuove sfide in patria e all'estero.