15-12-2025
L'interesse per i vini dealcolizzati e a basso contenuto alcolico è in aumento sia tra i consumatori che tra i produttori, ma il futuro di questo mercato rimane incerto. Questo è stato il tema principale di una recente conferenza a Firenze, dove gli esperti si sono riuniti per l'incontro finale di Dewine, un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca italiano e coordinato dall'Accademia dei Georgofili. L'evento ha riunito accademici e professionisti del settore per discutere le ultime scoperte sul comportamento dei consumatori, le sfide produttive e le questioni normative relative ai vini dealcolizzati.
Il professor Eugenio Pomarici dell'Università di Padova ha aperto la conferenza sottolineando che i produttori di vino dovranno anticipare la crescente domanda di questi prodotti. Ha sottolineato che il mantenimento di un'elevata qualità e di un prezzo appropriato sarà essenziale in quanto un numero sempre maggiore di consumatori cerca alternative ai vini tradizionali. Secondo Pomarici, il settore deve essere pronto ad adattarsi rapidamente all'espandersi dell'interesse.
Antonio Seccia dell'Università di Foggia ha presentato uno studio di mercato che ha individuato nella trasparenza e nella chiarezza degli indicatori di qualità i fattori chiave che influenzano la fiducia dei consumatori nei confronti dei vini dealcolizzati. La ricerca ha dimostrato che quando le informazioni sul prodotto sono incomplete o poco chiare, i potenziali acquirenti sono meno propensi a fare un acquisto. Seccia ha osservato che fornire informazioni dettagliate sui metodi di produzione e sugli ingredienti potrebbe aiutare a creare fiducia tra i consumatori che sono nuovi a questa categoria.
Adele Coppola dell'Università della Basilicata ha condiviso i risultati di un'indagine condotta su 177 aziende vinicole italiane, rivelando che oltre il 60% è interessato a produrre vini senza o a basso contenuto alcolico, spesso chiamati "Nolo". Ciò suggerisce un significativo cambiamento di atteggiamento all'interno dell'industria vinicola italiana, che tradizionalmente si è concentrata su stili classici con una maggiore gradazione alcolica.
Fabio Verneau dell'Università di Napoli Federico II ha presentato una ricerca sull'accettazione dei vini dealcolizzati da parte dei consumatori nei principali mercati internazionali, con particolare attenzione all'Italia. I suoi risultati indicano che, sebbene ci sia curiosità per questi prodotti, molti consumatori rimangono cauti a causa delle preoccupazioni sul gusto e sull'autenticità. Verneau ha spiegato che l'educazione e il marketing svolgeranno un ruolo importante nel plasmare le percezioni e incoraggiare la sperimentazione.
La sostenibilità ambientale è stato un altro tema affrontato alla conferenza. Maurizio Prosperi dell'Università di Foggia ha confrontato diversi modelli tecnologici e logistici per la produzione di vino dealcolizzato. Ha valutato il loro impatto ambientale, notando che alcuni metodi sono più sostenibili di altri. L'analisi di Prosperi ha suggerito che un'attenta selezione delle tecniche di produzione potrebbe contribuire a ridurre l'impronta di carbonio associata a questi nuovi stili di vino.
La relazione finale è stata presentata da Elisa Giampietri dell'Università di Padova, che ha esaminato la fattibilità dell'introduzione della dealcolizzazione parziale nei vini a denominazione di origine protetta (DOP) e a indicazione geografica protetta (IGP) in Italia. Giampietri ha illustrato diverse sfide, tra cui le barriere normative e le preoccupazioni per il mantenimento degli standard qualitativi tradizionali. Ha affermato che per affrontare questi problemi sarà necessario un ulteriore dialogo tra produttori, regolatori e consumatori.
La conferenza di Firenze ha evidenziato sia le opportunità che gli ostacoli che il settore del vino dealcolizzato deve affrontare. Sebbene l'interesse sia in aumento sia tra i produttori che tra i consumatori, rimangono ancora degli interrogativi su come garantire al meglio la qualità, la trasparenza, la sostenibilità e la conformità normativa durante lo sviluppo di questo mercato. I risultati del progetto Dewine suggeriscono la necessità di una ricerca e di una collaborazione continue mentre l'Italia e gli altri Paesi produttori di vino navigano in questo panorama in evoluzione.
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