I produttori di vino italiani sono bloccati dai ritardi del governo sulle norme antialcool

I ritardi normativi tengono in disparte le aziende vinicole italiane, mentre il mercato globale dei vini analcolici e a basso contenuto alcolico raggiunge i 3,3 miliardi di dollari entro il 2028

18-12-2025

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Paolo Castelletti, secretary general of UIV
Paolo Castelletti, segretario generale dell'UIV

Il settore vitivinicolo italiano rimane in stallo in attesa che il governo approvi un decreto chiave sulla regolamentazione fiscale dei vini dealcolizzati. L'Unione Italiana Vini (UIV), che rappresenta i produttori di vino italiani, ha chiesto ai Ministeri dell'Agricoltura e dell'Economia di adottare con urgenza il decreto interministeriale che consentirebbe la produzione nazionale di questi vini. Il decreto, che dovrebbe attuare le norme fiscali per i vini dealcolizzati, è fermo da oltre due mesi presso la Ragioneria Generale dello Stato.

Nonostante i notevoli investimenti delle aziende vinicole italiane in attrezzature e formazione per la produzione di vini dealcolizzati, la normativa vigente ne vieta ancora la produzione in Italia. Questa situazione pone i produttori italiani in una posizione di svantaggio rispetto ai loro concorrenti europei, che dal dicembre 2021 beneficiano della normativa dell'Unione Europea. Paolo Castelletti, segretario generale dell'UIV, ha affermato che le aziende italiane sono pronte e hanno già investito in infrastrutture e posizionamento sul mercato, ma non possono operare a causa della mancanza di approvazione normativa. Ha sottolineato che altri produttori europei hanno avuto un vantaggio di quattro anni e ha invitato il governo ad approvare il decreto fiscale senza ulteriori ritardi.

Il mercato globale dei vini senza e a basso contenuto alcolico (NoLo) è uno dei pochi segmenti in crescita in un contesto altrimenti difficile per le vendite di vino a livello mondiale. Secondo l'osservatorio dell'UIV, la categoria NoLo ha un valore attuale di 2,4 miliardi di dollari a livello globale e si prevede che raggiunga i 3,3 miliardi di dollari entro il 2028. Si prevede che il settore crescerà a un tasso annuo dell'8% in valore e del 7% in volume nei prossimi quattro anni.

I dati di NielsenIQ analizzati da UIV mostrano una forte crescita dei vini analcolici nei principali mercati come Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Nei primi nove mesi di quest'anno, i volumi di vendita in Germania sono aumentati del 46% e i vini analcolici rappresentano il 5% del mercato totale NoLo. Nel Regno Unito i volumi sono aumentati del 20%, rappresentando il 23% della categoria NoLo, mentre negli Stati Uniti le vendite sono cresciute del 18%, rappresentando il 17% delle vendite di vini a basso contenuto alcolico.

I vini analcolici italiani, attualmente prodotti all'estero a causa delle restrizioni nazionali, hanno ottenuto buoni risultati nei mercati di esportazione. Nel Regno Unito, i prodotti italiani hanno registrato un aumento del 6% in volume e del 10% in valore. Negli Stati Uniti, i volumi sono cresciuti del 17% e il valore del 24%. L'Italia detiene una quota del 6% delle vendite totali di vino a zero alcol negli Stati Uniti, dell'11% in Germania e del 24% nel Regno Unito.

Il ritardo nell'approvazione del decreto fiscale ha impedito a molte aziende vinicole italiane di capitalizzare questo segmento di mercato in crescita. Con l'avvicinarsi della fine del 2025, i leader del settore stanno facendo pressione affinché i produttori italiani possano competere alla pari con le loro controparti europee e partecipare pienamente a un settore che continua a espandersi a livello internazionale. L'ultima lettera dell'UIV sollecita i funzionari governativi a risolvere rapidamente la questione, in modo che l'Italia non rimanga ulteriormente indietro in questo settore emergente della produzione vinicola.

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