27-11-2025
Il settore italiano del vino, dei distillati e dell'aceto mostra una buona tenuta nel 2025, nonostante il difficile contesto internazionale e il rallentamento dell'economia. È quanto emerge dall'ultimo rapporto dell'Osservatorio Federvini, realizzato da Nomisma e TradeLab, che analizza l'andamento di questi settori nei primi tre trimestri dell'anno. Le aziende italiane sono riuscite a mantenere la loro presenza nei mercati chiave, bilanciando i cali in alcuni mercati maturi con la crescita in nuovi segmenti e l'attenzione al valore del prodotto.
Giacomo Ponti, presidente di Federvini, ha affermato che i dati indicano un chiaro cambiamento nei modelli di consumo. Ha spiegato che è in atto una ridefinizione della geografia fisica e comportamentale dei consumi. Il calo negli Stati Uniti era atteso e va visto come parte di una dinamica commerciale più ampia piuttosto che come un arretramento strutturale. Secondo Ponti, il vero cambiamento è nella domanda dei consumatori: si sta passando da un consumo abituale a scelte più deliberate, dove la qualità dell'esperienza conta più della frequenza.
Ponti ha anche osservato che le aziende italiane stanno rispondendo a questo cambiamento investendo in valori e fattori identitari in grado di superare le barriere tariffarie e l'incertezza economica. Questa tendenza è visibile anche nei consumi interni. Nonostante le sfide economiche, le famiglie italiane continuano a esplorare la versatilità dei prodotti disponibili, soprattutto spumanti e aperitivi, adattando le loro scelte all'evoluzione degli stili di vita.
A livello internazionale, l'analisi di Nomisma evidenzia un periodo di assestamento per le esportazioni. Il mercato statunitense, che quest'anno ha risentito delle tensioni commerciali globali, ha subito una naturale contrazione: le esportazioni di vino sono diminuite del 4,8% in valore e quelle di alcolici del 5%. Questo calo segue un'eccezionale impennata degli ordini nel primo trimestre, quando gli importatori si sono affrettati a battere i nuovi dazi; in quel periodo, le importazioni di alcolici italiani erano aumentate del 126%. Al netto di questa volatilità, i prodotti italiani rimangono più competitivi rispetto a quelli degli altri principali esportatori: le esportazioni complessive di vino sono calate del 2% in valore, meno del calo del 6,7% del Cile e del 2,4% della Francia.
Ci sono anche segnali di crescita in mercati alternativi. La Germania ha aumentato le importazioni di vino italiano dell'8,8%, il Brasile dell'8,7%. Le esportazioni di aceto sono diminuite a livello globale del 2,7%, ma hanno registrato una forte crescita in Corea del Sud (+33,9%), Cina (+29,9%) e Canada (+20,1%). Nel complesso, le esportazioni italiane di acquaviti, liquori e grappe sono diminuite nei primi nove mesi del 2025, ma hanno registrato notevoli incrementi in Giappone (+28,9%), Canada (+9,8%) e soprattutto in Cina (+94,1%).
Sul fronte nazionale, i dati della GDO mostrano i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori italiani. Il settore dei vini è rimasto stabile in valore (+0,9%), sostenuto soprattutto da spumanti e frizzanti, che sono cresciuti del 6% in volume e hanno continuato a guadagnare spazio tra le scelte degli acquirenti. Il settore degli alcolici è stato ancora più dinamico, chiudendo i primi nove mesi con aumenti sia a valore (+0,3%) che a volume (+0,7%). La crescita è stata trainata dal crescente interesse per gli aperitivi alcolici (+4,3% in valore) e per i distillati (+1%). Anche gli aceti si confermano fondamentali per i consumatori, con una crescita costante del 3% a valore, trainata dall'Aceto Balsamico di Modena IGP (+2,4%) e dall'aceto di sidro di mele (+5,5%).
Per quanto riguarda bar e ristoranti - il cosiddetto canale Horeca - l'analisi di TradeLab mostra che gli italiani non rinunciano a uscire, ma cambiano le loro abitudini. Si è registrato un leggero calo delle visite totali (-1,4%), ma la spesa è aumentata dell'1,3%, in parte a causa dell'inflazione. Gli italiani stanno diventando più selettivi nel scegliere quando uscire, concentrandosi su occasioni di maggior valore sociale o esperienziale.
Mentre le occasioni di consumo funzionale hanno subito un rallentamento, ci sono segnali positivi per i periodi di intrattenimento come le uscite a tarda sera; le visite dopo cena sono aumentate del 2,1% nel terzo trimestre. In questo contesto, il consumo di vino e cocktail è diventato più misurato: entrambe le categorie hanno registrato un calo - il vino è sceso del 7%, i cocktail del 5% - in quanto i consumatori privilegiano la qualità rispetto alla quantità.
Gli spumanti hanno mostrato una maggiore tenuta rispetto alle altre categorie, con un calo modesto (-3%), favorito da una ripresa estiva che riflette la voglia di divertimento degli italiani anche nei momenti di incertezza.
I risultati dell'Osservatorio Federvini suggeriscono che le aziende italiane del beverage, pur dovendo affrontare sfide continue all'estero e in patria, continuano ad adattarsi rapidamente ai cambiamenti dei comportamenti dei consumatori e delle condizioni di mercato attraverso l'innovazione e l'enfasi sulle esperienze di qualità rispetto ai volumi di vendita.
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