20-09-2024
L'Italia è destinata a riconquistare la posizione di primo produttore di vino al mondo nel 2024, superando la Francia dopo un breve calo della produzione lo scorso anno. Secondo i dati della Coldiretti, la principale associazione agricola italiana, la produzione di vino del Paese dovrebbe aumentare di circa l'8%, raggiungendo tra i 41 e i 42 milioni di ettolitri. Nel frattempo, la Francia, alle prese con importanti problemi climatici, prevede una riduzione del 18% della produzione, con il Ministero dell'Agricoltura che prevede un totale di 39,3 milioni di ettolitri.
Questo cambiamento segna un'inversione di tendenza per l'Italia, che ha visto un forte calo della produzione di vino nel 2023, anno in cui la Francia ha recuperato il primo posto. Nonostante una serie di difficoltà meteorologiche in entrambi i Paesi, la ripresa dell'Italia la pone nuovamente alla guida dell'industria vinicola mondiale, titolo che detiene costantemente dal 2007, ad eccezione di brevi interruzioni nel 2011, nel 2014 e di nuovo nel 2023.
La vittoria dell'Italia arriva nonostante la continua lotta del Paese con modelli climatici instabili, che hanno continuato a minacciare i suoi vigneti. Forti tempeste, grandine e siccità hanno sconvolto il settore agricolo in diverse regioni, complicando i raccolti e incidendo sulle rese. Il Nord Italia, ad esempio, ha dovuto affrontare piogge persistenti e violente grandinate durante la primavera e l'inizio dell'estate, che hanno causato danni localizzati alle colture. Allo stesso tempo, le regioni meridionali, tra cui l'isola siciliana, importante produttrice di vino, sono state alle prese con una perdurante siccità.
In risposta a queste condizioni estreme, molti produttori di vino hanno dovuto modificare le loro pratiche. Le vendemmie in diverse regioni sono state anticipate a causa delle temperature elevate e della mancanza critica di precipitazioni, in particolare nel sud. Nonostante questi ostacoli, l'aumento complessivo della produzione di vino italiano nel 2024 riflette una capacità di recupero profondamente radicata nella tradizione vitivinicola del Paese.
La Francia, invece, è alle prese con un calo di produzione molto più consistente. Il clima sfavorevole ha devastato molte delle sue regioni vinicole più rinomate, con alcune aree che hanno registrato un calo storico. La regione del Giura, situata nella Francia orientale, è destinata a subire l'impatto più grave, con una produzione che si prevede diminuirà di ben il 71% a causa di una combinazione di gelate primaverili e muffe.
Nella Francia occidentale, la regione della Charente, famosa per il Cognac, si prevede una riduzione della produzione del 35%, a causa di condizioni climatiche altrettanto rigide. In particolare, le grandinate e il tempo piovoso hanno avuto un forte impatto sulla Valle della Loira e sulla Borgogna-Beaujolais, due zone simbolo del vino francese. Si prevede che la Loira subisca una riduzione del 30% della resa, mentre la Borgogna-Beaujolais potrebbe subire un calo del 25%.
L'impatto di questi cali si è ripercosso su tutta l'industria vinicola francese, suscitando preoccupazioni non solo per la perdita di produzione a breve termine, ma anche per la sostenibilità a lungo termine della viticoltura in regioni sempre più esposte a modelli climatici erratici e dannosi. Il ripetersi delle gelate primaverili, in particolare, ha destato allarme, in quanto negli ultimi anni hanno colpito più volte, compromettendo le prime fasi critiche dello sviluppo dell'uva.
Le industrie vinicole di Italia e Francia sono profondamente colpite dall'intensificarsi degli effetti del cambiamento climatico. I modelli meteorologici irregolari sperimentati da questi due giganti della produzione vinicola illustrano il problema più ampio che la viticoltura deve affrontare in tutto il mondo. La suscettibilità dei vigneti a temperature estreme, piogge imprevedibili e gelate improvvise è aumentata di anno in anno, minacciando la stabilità di questa pietra miliare dell'agricoltura europea.
In Italia, la divergenza climatica di quest'anno tra nord e sud evidenzia le complesse sfide che i viticoltori devono affrontare. Le regioni settentrionali, come il Veneto e il Piemonte, sono state colpite da pioggia e grandine, ma sono riuscite a riprendersi, grazie anche alla loro consolidata infrastruttura enologica. Nel frattempo, le regioni meridionali, che dipendono dall'irrigazione e da condizioni di caldo costante, sono sottoposte a una pressione più significativa a causa degli effetti della siccità.
Per la Francia, i ripetuti colpi di gelo e grandine sottolineano una nuova realtà per i produttori di vino, che stanno scoprendo che le tradizionali protezioni contro questi eventi atmosferici sono sempre più inefficaci. Con l'aumento delle temperature e la minore prevedibilità degli eventi atmosferici, i viticoltori francesi si trovano con meno strumenti per combattere queste sfide. L'introduzione di nuove varietà di vite più resistenti al caldo o al freddo, o lo spostamento dei tempi di vendemmia, sono soluzioni potenzialmente esplorate da entrambi i Paesi, ma costose e lente da attuare.
L'attesa inversione di tendenza tra Italia e Francia ha implicazioni significative per il mercato globale del vino. Il vino italiano, già un'importante esportazione, vedrà probabilmente un aumento della domanda con l'espansione della sua produzione. I vini di regioni rinomate come la Toscana, il Veneto e la Sicilia potrebbero diventare ancora più dominanti sulla scena mondiale, soprattutto se alcuni produttori francesi faranno fatica a soddisfare gli ordini internazionali.
Per la Francia, il calo della produzione potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi, in particolare per i vini pregiati di regioni come la Borgogna, dove le rese sono fortemente limitate. Questo potrebbe spingere la domanda di fonti alternative di vino di alta qualità, a vantaggio dell'Italia e di altri importanti Paesi produttori di vino come la Spagna e gli Stati Uniti.
Inoltre, le sfide climatiche affrontate da queste due nazioni leader nel settore vinicolo sono emblematiche dei rischi più ampi che le regioni vinicole devono affrontare a livello globale. Poiché i cambiamenti climatici continuano ad alterare i modelli meteorologici, l'industria vinicola dovrà adattarsi per garantire che i livelli di produzione e la qualità rimangano sostenibili di fronte alla crescente incertezza.
L'Italia si prepara a reclamare il titolo di primo produttore di vino al mondo nel 2024, in un contesto di ottimismo e preoccupazione. La capacità del Paese di riprendersi dopo un 2023 difficile sottolinea la resilienza della sua tradizione vinicola, ma l'ombra del cambiamento climatico incombe. Con la Francia che sta affrontando un forte calo della produzione a causa di una serie di disastri meteorologici, le due nazioni evidenziano il delicato equilibrio tra tradizione e adattamento che definirà il futuro dell'enologia nei prossimi decenni.
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