13-11-2025
L'industria vinicola italiana sta affrontando un periodo di incertezza, caratterizzato sia da punti di forza di lunga data che da nuove sfide globali. Nell'ultimo decennio, dal 2014 al 2024, il settore vinicolo italiano ha registrato una crescita costante in termini di valore e un raddoppio delle esportazioni, raggiungendo la cifra record di 8,1 miliardi di euro nel 2024. Tuttavia, il mercato si trova ora a dover affrontare questioni strutturali come il cambiamento climatico, il cambiamento delle abitudini dei consumatori dovuto ai cambiamenti demografici e preoccupazioni più immediate come i dazi statunitensi. L'impatto reale di questi dazi dovrebbe diventare chiaro solo nel 2026, quando verranno rilasciati i nuovi listini prezzi.
I leader del settore si sono riuniti a Ca' del Bosco in Franciacorta per un convegno organizzato dal Comitato Leonardo - Comitato Qualità Italia. L'evento ha riunito personalità come Sergio Dompè, presidente del Comitato Leonardo, Matteo Zoppas, presidente dell'ICE, Gaetano Marzotto e Andrea Conzonato di Herita Marzotto Wine Estates, Antonella Rossetti del Gabinetto Agricoltura della Commissione Europea e altri importanti rappresentanti di Veronafiere, Coldiretti, Federvini, Unione Italiana Vini (UIV), Nomisma e Ministero dell'Agricoltura.
Denis Pantini di Wine Monitor-Nomisma ha presentato una ricerca che evidenzia la tenuta del settore: 30.000 aziende generano 16 miliardi di euro di ricavi, impiegano 74.000 persone (il 16% della forza lavoro italiana nel settore alimentare e delle bevande) e mantengono un saldo commerciale positivo di 7,5 miliardi di euro. I vigneti rimangono tra le colture più redditizie in Italia, secondi solo alla frutta. L'industria del vino sostiene anche le aree rurali attraverso l'enoturismo.
Il settore vinicolo italiano è caratterizzato da una notevole biodiversità. Le prime dieci varietà di uva rappresentano solo il 38% della produzione totale, una concentrazione molto minore rispetto all'Australia o alla Francia. Questa diversità è allo stesso tempo un vantaggio e una sfida, poiché il panorama aziendale rimane frammentato: le prime 100 aziende rappresentano il 55% del fatturato.
Le esportazioni sono state fondamentali per compensare il calo del consumo interno, che dal 1995 è sceso del 30% a 23 milioni di ettolitri. Metà della produzione italiana è ora destinata all'estero, con il Prosecco che da solo rappresenta quasi un quarto delle esportazioni. Il prezzo medio del vino italiano imbottigliato è salito a 4,4 euro al litro nell'ultimo decennio, ma è ancora inferiore a quello della Francia (7,8 euro) e dell'Australia (5,5 euro).
Nel 2025, le esportazioni di vino italiano sono rimaste relativamente stabili fino a luglio (-0,9%), superando la Spagna (-1,8%), il Cile (-4,3%), l'Australia (-8,5%) e gli Stati Uniti (-29,2%, colpiti dalle contro-tariffe in Canada e Cina). In Italia, le preferenze dei consumatori si stanno spostando: gli spumanti e i vini bianchi hanno guadagnato quote di mercato rispetto ai rossi, mentre il consumo giornaliero di vino diminuisce.
Pantini ha osservato che i consumatori di oggi sono più interessati alla qualità, alla sostenibilità e a vini più leggeri con una minore gradazione alcolica. L'industria deve anche adattarsi a tendenze importanti come il cambiamento climatico, l'innovazione tecnologica - compresa l'intelligenza artificiale - e i cambiamenti geopolitici che aprono nuovi mercati in Sud America, Europa orientale e Sud-Est asiatico.
Sergio Dompè ha sottolineato che il valore del vino italiano non risiede solo nel volume delle esportazioni, ma anche nel suo significato culturale e nel suo ruolo di conservazione dei paesaggi rurali. Ha avvertito che il successo non deve essere dato per scontato in un contesto di crescente concorrenza sulla qualità e sul prezzo.
Gaetano Marzotto ha evidenziato la sfida posta dai dazi statunitensi - attualmente al 15% - e ha sottolineato la necessità di investimenti per conquistare nuovi mercati come la Cina e il Sud-Est asiatico. Ha auspicato un approccio unitario simile alla strategia francese.
Matteo Zoppas ha sottolineato che il lavoro di squadra tra le agenzie è essenziale per affrontare le attuali difficoltà in mercati chiave come gli Stati Uniti, dove i dazi e le fluttuazioni valutarie stanno danneggiando la competitività.
Antonella Rossetti ha spiegato che la Commissione europea è consapevole del calo strutturale del consumo di vino in Europa, soprattutto per i vini rossi, e sta lavorando a un "Pacchetto vino" per dare agli Stati membri maggiore flessibilità nella gestione della produzione senza smantellare il loro patrimonio viticolo. Ha anche menzionato i prossimi finanziamenti dell'UE per le campagne di promozione volte a sostenere i prodotti agroalimentari, tra cui il vino.
Federico Bricolo di Veronafiere ha affermato che mentre le sfide come il calo dei consumi e le tariffe sono condivise da tutti i principali produttori, l'Italia ha punti di forza unici: l'innovazione in prodotti come il Prosecco e una rete globale di ristoranti italiani che sostengono le esportazioni.
Ettore Prandini di Coldiretti ha auspicato una maggiore conoscenza dei mercati internazionali, senza trascurare quelli consolidati come gli Stati Uniti, ma anche investimenti in tecnologie come i droni per la gestione dei vigneti e la digitalizzazione con il Comitato Leonardo.
Paolo De Castro di Nomisma ha espresso preoccupazione per i tagli proposti ai finanziamenti agricoli dell'UE dopo il 2027 e ha messo in guardia da politiche che potrebbero indebolire il sostegno alla viticoltura.
Lamberto Frescobaldi dell'UIV ha parlato del gran numero di denominazioni protette in Italia (oltre 500 DOP e IGP), che offrono varietà ma possono anche frammentare gli sforzi di marketing. Ha messo in guardia dalle richieste di sradicamento dei vigneti senza considerare la loro importanza economica e sociale.
Giacomo Ponti di Federvini ha osservato che mentre i dazi statunitensi creano incertezza per un mercato che vale 2 miliardi di euro all'anno per i produttori italiani, le aziende hanno finora gestito la situazione accumulando scorte prima dell'entrata in vigore dei dazi; l'impatto reale sarà più chiaro nel 2026.
Andrea Conzonato di Herita Marzotto Wine Estates ha dichiarato che c'è molta preoccupazione su come le tariffe influenzeranno le strategie di prezzo in futuro, soprattutto perché metà del mercato statunitense è costituito da vini americani non soggetti a questi dazi.
Marcello Lunelli della Ferrari Fratelli Lunelli ha affrontato il tema dell'impatto del cambiamento climatico sulla viticoltura, osservando che l'aumento delle temperature può costringere i produttori a cercare nuove regioni o ad adattare i loro metodi, ma anche presentare opportunità per concentrarsi sulla qualità piuttosto che sulla quantità.
Il Ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida ha riconosciuto le difficoltà attuali, ma è rimasto ottimista sulla reputazione dell'Italia per la qualità a prezzi equi in tutto il mondo. Ha sottolineato che l'estirpazione dei vigneti dovrebbe essere l'ultima risorsa e ha evidenziato le campagne promozionali in corso volte a comunicare il consumo responsabile del vino come parte del patrimonio culturale italiano.
La conferenza ha chiarito che, sebbene il vino italiano si trovi di fronte a notevoli venti contrari - dal cambiamento climatico alle mutevoli dinamiche commerciali globali - il settore continua a fare affidamento sulla sua tradizione di collaborazione, innovazione e adattabilità, alla ricerca di nuove soluzioni per un mercato in evoluzione.
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